Comunicazione e norme Uni

Il Comunicatore interno alla sfida della Certificazione


La professione del Comunicatore rientra tra le professioni non regolamentate afferenti alla legge 4/2013 e al decreto legislativo 13/2013, le quali definiscono che il professionista può certificarsi, ove presente una norma, attraverso un ente di certificazione accreditato Iso 17024 sulla specifica norma.
Per quanto concerne il Comunicatore professionale Uni ha elaborato la norma Uni 11483 che definisce i requisiti di conoscenza, abilità e competenza suddivisi in sette tipologie di specializzazione. Tra queste, il “Comunicatore d’impresa”, così definito secondo un’accezione piuttosto ampia e generica del termine, che lo vede affiancato ad altre figure quali il comunicatore testuale, il comunicatore audiovisivo, il comunicatore interculturale, il comunicatore pubblico, il comunicatore dello spettacolo e delle arti, il comunicatore tecnologico.
Per un opportuno approfondimento sulla materia, la cui recente normativa è produttiva di possibili effetti nei confronti della figura del “Comunicatore interno”, Ascai partecipa a un pubblico dibattito con altre organizzazioni rappresentative della categoria dei comunicatori professionali e con illustri accademici, per esporre la propria posizione a sostegno e valorizzazione della categoria in cui si riconoscono tutti i suoi Associati. L’iniziativa è stata promossa dalla Rete dei comunicatori professionali (Re.Co.Pro) per esortare le diverse associazioni del settore della comunicazione esistenti sul territorio nazionale ad aprirsi a inter-collaborazioni sistemiche che favoriscano le singole peculiarità e specificità e superino la dispersione di energie in ambiti e in servizi carenti di background e di knowhow.
Ascai, per voce del suo Presidente, fa il punto sul ruolo e sulle peculiarità del “Comunicatore interno” e conferma l'impegno per prevenire eventuali sviluppi distorsivi che dovesse assumere sul piano normativo la disciplina di certificazione in fieri del 'Comunicatore professionale'.


di
Maurizio Incletolli
Presidente Ascai

Questione di Identità professionale
Il comunicatore d’impresa ha alle spalle una lunga storia che trae le sue origini dalla nascita dei giornali aziendali, quelli nati per favorire il dialogo tra impresa e dipendenti. Pensate che il primo house organ fu sfogliato nel 1895. Si chiamava “La riviera ligure di ponente” e a volerlo fu la premiata ditta olearia “Sasso e figli” di Oneglia. Da allora, di acqua ne è passata molta sotto i ponti. E oggi magari sorrideremmo sfogliando quelle pagine dai contenuti fortemente autoreferenziali e dal linguaggio aulico e ridondante …
Ma, sta di fatto che il giornale aziendale è, storicamente, il primo strumento affidato alle cure di un comunicatore d’impresa ‘ante litteram’: il comunicatore interno. E, da allora, conseguenza ne è stata che, a quanti comunicano nell’impresa è sempre stato riconosciuto un unico comune denominatore professionale: svolgere, sia pure a diverso titolo, un’attività giornalistica a tutti gli effetti.
C’è da dire che Ascai ha sempre rigettato l’idea che il comunicatore d’impresa debba ricondursi nell’alveo di un ordine professionale, nonostante – in ossequio alle sue ormai lontane origini di Associazione della stampa aziendale italiana (allora denominata ‘Asai’) – si debba riconoscere che la professione giornalistica è ancora oggi quella che più frequentemente viene associata dalla ricorrente opinione alle attività del Comunicatore aziedale.
Non è tuttavia neppure un segreto che Ascai privilegi da sempre la formula del libero associazionismo di una professione che resta tra quelle non regolamentate, vantandosi di essere da 60 anni l’unico organismo ad aver sempre sostenuto l’identità e la specificità del comunicatore interno, sottolineandone le peculiarità e stimolandone la crescita, grazie a una mai interrotta azione di formazione e benchmark condotta a beneficio dei suoi iscritti.
Ciò tuttavia non esclude l’opportunità di prendere in seria considerazione la percorribilità – sentita la base associativa - di percorrere insieme ad altre organizzazioni consorelle la possibile strada della Certificazione. 

La forza delle Competenze
Sappiamo quanto oggi la proliferazione e la continua trasformazione del sistema dei media stia fortemente condizionando skills e competenze del comunicatore d’impresa, mettendone in discussione le potenzialità e il ruolo.
Il problema si amplifica per chi la comunicazione la fa in azienda, dove non è sempre garantito un adeguamento degli strumenti di comunicazione e, ancor meno, un aggiornamento professionale.
Ciò nonostante, la comunicazione interna è considerata dal Vertice dell’Azienda una leva strategica per il buon andamento dell’impresa, e al comunicatore è richiesto di padroneggiare le nuove tecnologie per assicurare la qualità e l’efficacia dell’informazione.
Prendendo spunto da questa considerazione, ho l’obbligo di rilevare che la classificazione in tipologie di specializzazione riferita dalla norma Uni 11483, a mio giudizio, non rende sufficiente giustizia al ‘Comunicatore d’impresa’ e alle sue specificità professionali, visto che la stessa norma lo identifica come una delle sette tipologie professionali di Comunicatore (più giusto sarebbe parlare di competenze!), quasi le altre sei non gli appartengano (leggasi, comunicatore testuale, il comunicatore audiovisivo, il comunicatore interculturale, il comunicatore pubblico, il comunicatore dello spettacolo e delle arti, il comunicatore tecnologico)
In realtà, il comunicatore d’impresa, in quanto tale, deve essere comunicatore ‘tecnologico’, ‘testuale’, ‘audiovisivo’, e – oserei dire – perfino ‘interculturale’ se consideriamo la rilevanza che questo termine assume oggi in aziende di dimensione multinazionale che legano il loro successo in termini di comunicazione proprio alla valorizzazione delle diverse culture individuali.
Qualunque sia la scelta del ‘normatore Uni’, non v’è dubbio che ai fini di un aggiornamento professionale la certificazione avrebbe senz’altro un suo valore indiscutibile, specie se riferita all’esigenza di assicurare, tanto a comunicatori junior che senior, una corretta gestione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Va però sottolineato che il comunicatore d’impresa – che è tutte quelle cose che ora ho richiamato a proposito di tipologie professionali - ha anche caratteristiche e peculiarità trasversali rispetto ad altri profili. E queste richiedono (come dirò tra breve) formazione e certificazione specifica, oltre a occasioni di benchmark, come quelle che Ascai propone ogni anno - e da moltissimi anni - con continuità e ottimi risultati. 

Riflessioni sul Ruolo in azienda
Una criticità alla quale Ascai dedica sempre molta attenzione è di ordine, per così dire, ambientale, di contesto, e a mio giudizio non va sottovalutata se ci riferiamo alla figura professionale del comunicatore aziendale. Spesso e volentieri, nelle imprese, la comunicazione azienda-dipendente viene relegata al ruolo di ‘ancella’ rispetto ad altre attività di comunicazione, che i vertici aziendali considerano il vero core business dell’impresa. E questo nonostante la comunicazione interna abbia un peso rilevantissimo nel buon governo delle relazioni interpersonali, da non circoscrivere alla corretta adozione degli strumenti di comunicazione piuttosto che a una corretta gestione del budget. Perché in gioco ci sono le Persone e questo non può non richiamare la funzione sociale del comunicatore interno all’impresa.  
Accade tuttavia che non è sempre agevole e chiaro il dialogo con altre funzioni aziendali (leggasi Hr, ma anche sistemi informativi, marketing, media relation, Csr …) le quali, per motivi diversi ritengono a volte di poter definire in autonomia strategie e modalità di comunicazione verso i dipendenti, pur non vantandone le necessarie competenze e sensibilità. Si tratta di una convivenza non sempre facile! Che il più delle volte i comunicatori aziendali superano optando sapientemente per un patto di non belligeranza, ma soprattutto facendo valere alla distanza ‘sul campo’ una più adeguata professionalità.
Quindi il comunicatore interno può e deve avere una marcia in più per comprendere e padroneggiare, non tanto e soltanto i nuovi mezzi di comunicazione, ma soprattutto un paradigma di comunicazione più vicino al modo di essere e di sentire delle persone. Per ristabilire un legame più emozionale tra azienda e dipendenti e favorire così un clima positivo in termini relazioni interne ...
E qui siamo a mio giudizio difronte a peculiarità professionali che reclamano una forma di certificazione che va ben oltre quanto attualmente codificato dalla norma Uni.
I tre fattori professionali che ho appena descritto (identità, competenza, ruolo) restano a mio avviso le principali questioni sul tavolo dei ‘Comunicatori interni’. E mi è sembrato opportuno portare alla vostra attenzione le loro specificità solo allo scopo di identificarne con più chiarezza l’appartenenza a pieno titolo alla categoria dei “Comunicatori d’impresa” contemplata troppo genericamente dalla normativa Uni.
Spero quindi che l’autorevole incontro promosso dalla Rete dei comunicatori professionali valga a condividere l’auspicio di Ascai, e di una famiglia di professionisti unici nel loro genere, che nelle aziende hanno un’identità, un ruolo e competenze di alto valore strategico e che concorrono, forse più di altre funzioni aziendali, a una sana gestione delle relazioni interne, quindi al buon andamento dell’impresa.

Per concludere, una proposta …
A garanzia di un corretto riconoscimento a livello nazionale della figura del Comunicatore d’impresa penso occorra anzitutto assicurare un allineamento del percorso di formazione accademica alla normativa Uni, laddove definisce i requisiti di conoscenza, abilità e competenza del comunicatore professionale.
Si tratta di una garanzia che vale a maggior ragione per il Comunicatore interno, la cui figura, come ho detto, ha peculiarità a tutto tondo che non si riscontrano in altre professionalità che operano nella Comunicazione d’impresa. Su tutte, quelle che attengono gli aspetti sociologici della professione all’interno della community aziendale. Ma anche il sistema dei rapporti con altre funzioni aziendali, che impone talvolta il possesso di competenza non propriamente di natura comunicazionale, su tutte la conoscenza di normative in materia di lavoro e di relazioni industriali.
Su questi temi Ascai ha sempre concentrato riflessioni e confronti con le aziende associate ed è oggi in grado di proporre formule efficaci che possano coniugarsi con esigenze di certificazione, purchè coerenti con un processo condiviso di formazione accademica, alla cui costruzione l’Associazione intende dare il suo fattivo contributo.