Scaffale Ascai

Impresa ad Arte:
un Racconto professionale


Il racconto professionale si snoda tra comunicazione d’impresa e arte, due ambiti apparentemente estranei l’uno all’altro, ma che per decenni, oramai oltre un secolo, interagiscono proficuamente.
Il libro parte con una data: il 1895. In quell’anno fu pubblicato il primo “house organ” aziendale italiano: era la “Riviera ligure di Ponente”, della società di oli P. Sasso & Figli. Poi la storia delle riviste d’azienda si snoda su tutto il primo Novecento, prima e a cavallo della I Guerra Mondiale, e poi la grande fioritura di riviste che cominciò lentamente ma a ritmo sempre più accelerato dopo la II Guerra Mondiale.

Capitani coraggiosi
La comunicazione d’impresa, dunque, non è cosa di giorni nostri, e l’editoria è stata subito usata per avvicinare pubblici interni ed esterni, tra dibattiti organizzativi e questioni sindacali. È stata spazio di incontro di personaggi visionari, creativi, coraggiosi, anime sensibili, poeti che sognavano di risanare l’angusta frattura fra le due culture, quella umanista e quella scientifica, che un famoso studioso inglese, Peter Snow, aveva messo al centro di una aspra e proficua riflessione sulla cultura occidentale e sul suo sviluppo nel Novecento.
Capitani coraggiosi che hanno ricostruito questa frattura creando progetti memorabili non solo per l’impresa, o per gli addetti ai lavori, ma per la società intera. Così il raffinato illustratore Plinio Codognato disegna le riviste Fiat nei primi del Novecento; il grande artista Eugenio Carmi, poi caposcuola dell’astrattismo italiano, si prende cura delle riviste dell’Italsider; il poeta Leonardo Sinisgalli anima la più importante rivista di ricerca culturale e scientifica del Novecento europeo, qual è appunto la Civiltà delle Macchine; il poeta Attilio Bertolucci con il suo Gatto Selvatico narra i paesaggi dell’infrastruttura petrolifera dell’Eni; Adriano Olivetti con una rete di filosofi, architetti, poeti e letterati costruisce una Comunità di pensiero e di cultura per un’utopia riformista.

La nuova espressione della comunicazione
Ma il racconto professionale non si ferma e nella seconda parte del Novecento tocca le nuove avanguardie artistiche, Wolf Vostell, Dieter Roth, Klaus Burkhardt, Joseph Beuys e Ryuichi Sakamoto. I linguaggi multimediali, anzi intermediali, anticiperanno tutta la nuova espressione nella comunicazione che l’impresa non guarda, ma usa. Perché la nostra industria partecipa al nuovo; inventa i formati digitali, sperimenta le sonorità artificiali, mischia il fisico col digitale, la presenza col remoto. E saranno proprio le forzature e la radicalità della ricerca d’avanguardia che faranno sconfinare l’arte nelle piazze e nelle strade, sulle facciate dei palazzi e nei grandi spazi verdi, per il recupero e la valorizzazione dell’ambiente urbano e naturale.
E le imprese, anche in questo caso, non stanno a guardare. Sponsorizzano mostre e sostengono progetti; acquistano collezioni d’arte creando delle Corporate Art Collection. Le fondazioni d’arte assumono un ruolo centrale nell’offerta di mostre e di servizi informativi e formativi legati all’arte in un ruolo sempre più stretto con il territorio e le comunità sociali. L’arte diventa così asset strategico d’impresa che interessa la brand awareness e il ruolo dei comunicatori. Ma le imprese vanno ancora avanti: valorizzano la corporate identity, la propria storia materiale e letteraria, gli utensili e le documentazioni, dando vita ai Musei aziendali: sono oramai centinaia diffusi nel territorio, che cercano di portare la cultura d’impresa nel cuore del racconto dell’arte del nostro Paese.

Il libro, che contiene video e immagini, intreccia l’esperienza professionale dell’autore con la ricostruzione di momenti importanti di una cultura d’impresa, con l’obiettivo di evidenziare come lo spazio industriale e la comunicazione d’impresa siano stati luoghi di sperimentazione e sviluppo dell’arte. Il volume è polisensoriale. Scaricando l’App Vesepia e inquadrando la copertina e i VCode all’interno di ciascun capitolo, si possono visualizzare 7 video, che arricchiscono il libro di immagini,
interviste e altro.

L'autore
Gianfranco Valleriani - Sociologo e giornalista, esordisce scrivendo per Il Messaggero sui temi del patrimonio culturale e naturale. A fine anni ’80 si occupa di giornalismo economico. Nel 1989 fonda Càlamo Comunicazione, società che offre servizi di consulenza e di editoria ad ziende e istituzioni, tra cui Serono Farmaceutica, Bristol Myers Squibb, Colgate Palmolive, Agenzia delle Entrate, Comune di Roma.
Con Telecom Italia e Wind realizza progetti innovativi nel settore della comunicazione digitale. Dal 2010 si dedica all’arte e alla multimedialità. Realizza eventi installativi e documentari, cura mostre e rassegne di video arte a Londra e Roma. Dal 2017 è Advisor della Wolf Vostell Estate. Per il Museo Macro di Roma realizza nel 2018 il meeting di video art “Wolf Vostell and Contemporary Friends”, con artisti di tutto il mondo.
Collabora con la Hafnia Foundation nel Fujian, Cina. Sperimenta forme di interazione visiva tra comunicazione e arte. Realizza la mostra “Extended Blue, mixed media installation”, al Museo Macro Pelanda di Roma (2018). Ha tenuto conferenze in vari istituti e università, tra cui la Tate Modern di Londra. Ha scritto numerosi articoli e libri sulla comunicazione e sull’arte, sui beni culturali.